Tecnica pittura a olio
Le origini di questa straordinaria tecnica pittorica sono estremamente antiche, ed è grazie alla distruzione ad opera delle milizie afgane di due enormi statue del Buddha site nella valle del Bamiyan, che si deve l’incredibile scoperta: è infatti a seguito del bombardamento che sono riemerse dodici nicchie riccamente decorate con diversi strati di pittura che sono stati poi sottoposti ad esami specifici (microspettroscopia a infrarossi e microfluorescenza ai raggi X), permettendo quindi di collocare le opere tra i 1500 e i 1800 anni fa.
Nonostante le radici di questa tecnica affondino in tempi così antichi, è nel XV secolo che la pittura ad olio conosce la diffusione su larga scala, grazie all’opera dei pittori fiamminghi che la resero celebre. La sua introduzione in Italia è attribuita al pittore Antonello da Messina, a seguito di un suo viaggio nei Paesi Bassi: la leggenda vuole che sia rimasto straordinariamente colpito dall’intensità di un dipinto dell’artista fiammingo Van Eyck a Napoli, al punto da affrettarsi ad organizzare un viaggio nelle Fiandre.
La caratteristica peculiare di questa tecnica è l’impiego dell’olio come legante (olio di semi di lino, papavero…), al posto dell’uso di uovo o gomme naturali.
PITTURA A OLIO
La stesura avviene attraverso l’utilizzo di pennelli a setole, ideali per garantire una buona distribuzione del colore sulla tela. I pennelli a setole morbide sono utilizzati per definire i particolari e donare l’effetto levigato al soggetto, e si differenziano dagli altri per la lunghezza superiore del manico. È l’olio presente nei pigmenti a donare gli incomparabili effetti di luce, la grande varietà cromatica e l’intensità peculiari di questa tecnica, formando una pellicola insolubile sulla tela che resiste piuttosto bene al trascorrere del tempo. Questa caratteristica ne ha agevolato la diffusione, semplificando il commercio delle tele che, finalmente, potevano essere trasportate arrotolate, agevolando il lavoro dei mercanti.
La tecnica della pittura ad olio è caratterizzata dalla sovrapposizione di strati di colore, secondo la regola del “grasso su magro”, ovvero l’utilizzo di strati più ricchi di olio man mano che ci si avvicina a quelli finali; i tempi di realizzazione sono piuttosto lunghi perché la stesura di un nuovo strato è vincolata al fatto che il precedente sia totalmente asciutto.
La diluizione del colore viene effettuata tramite l’utilizzo di trementine naturali in quantità più abbondante per gli strati “magri” e diminuisce man mano si procede con quelli successivi.
L’impareggiabile brillantezza e lucentezza del colore ne hanno favorito la diffusione fino a renderla una delle tecniche più apprezzate al mondo: la versatilità di impiego di questi pigmenti ha stimolato la fantasia di grandi maestri della pittura come Leonardo da Vinci, che ne ha esaltato le caratteristiche con l’uso della tecnica dello sfumato e di Vincent Van Gogh che invece prediligeva una pittura più materica, arrivando a spremere il colore direttamente dal tubetto per godere a pieno della sua intensità.