IMPRESSIONISMO: NASCITA DELLA PITTURA MODERNA
La dialettica con la modernità rappresenta uno degli elementi più ricorrenti all’interno della produzione artistica ottocentesca. In particolare, l’Impressionismo è uno dei movimenti che più si è interrogato sulla natura del linguaggio pittorico rivoluzionandone aspetti legati al linguaggio, alla tecnica, e ai valori veicolati dalla rappresentazione, soprattutto nei confronti della riproduzione del reale. Data emblematica per la sua storia è il 15 aprile 1874 quando in Rue de Capucines a Parigi, nell’atelier del fotografo Felix Nadar, ebbe luogo la prima esposizione degli artisti della cosiddetta ‘Societè anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveurs’. Tra loro spiccavano Monet, Renoir, Sisley, Pizarro, Degas, Berthe Morisot e anche l’italiano Giuseppe De Nittis. Le opere di questi pittori comprendevano paesaggi naturali e vedute urbane, marine, scene di vita quotidiana domestica e collettiva ambientate nella Francia della seconda metà dell’ottocento. Tra queste fu particolarmente importante per la storia del movimento una celebre opera dipinta da Monet nel 1872: Impressione: levar del sole. È a questo lavoro che si deve l’origine del termine ‘Impressionismo’ per definire l’intera corrente, utilizzato dal critico Leroy in senso dispregiativo e ironico.
Quello che accomunava questi lavori e che fu percepito come sovversivo, superficiale e lontano dalla tradizione condivisa e dai canoni della giuria del Salon, era la nuova sensibilità e il nuovo modo di concepire il linguaggio pittorico. Gli artisti si ponevano in una maniera radicalmente nuova nei confronti della materia pittorica spinti dall’idea che l’opera d’arte non dovesse mirare a una costruzione ideale della realtà ma esprimere la sua dimensione sensibile, ovvero ciò che l’occhio percepisce del reale che osserva, e ottenendolo con la maggiore fedeltà possibile.
L’opera d’arte doveva rispecchiare quello che è il nostro vero e sincero atteggiamento nei confronti della visione, restituire sulla tela le impressioni, gli effetti della luce e le ombre, riprodurre gli effetti dei cambiamenti atmosferici, e delle diverse condizioni luminose durante il giorno. Non si trattava solo di riprodurre cosa vediamo ma come lo vediamo, e in che modo l’occhio percepisce l’oggetto della visione a seconda delle condizioni esterne e luminose. Non a caso i pittori dipingevano en plein air, all’aperto e sul posto, a contatto con l’ambiente che s’intendeva riprodurre. Premesse fondamentali di questo discorso furono indiscutibilmente le scoperte scientifiche di quegli anni che portarono a comprendere i meccanismi della visione umana, e la percezione dei colori e delle forme da parte della retina.
La visione è un fatto di percezione di luci e colori e non a caso le opere di questi pittori presentano spesso contorni poco accennati, tocchi di colore, punti, macchie veloci, sfuggenti, pennellate nette, veloci, e un utilizzo di colori complementari accostati direttamente sulla tela senza il ricorso al disegno preliminare. Mentre Cezanne realizzò numerosi paesaggi e nature morte, Monet riprodusse prevalentemente paesaggi, Manet o Degas si dedicarono alla riproduzione di scene legate alla vita urbana del proprio tempo. In questo senso l’impressionismo rappresenta una vera e propria cronaca della storia moderna che aveva come suo fulcro e centro propulsore la capitale parigina.
Strade, piazze, stabilimenti balneari, stazioni, teatri e bar sono gli ambienti più riprodotti da questi artisti che celebravano la vita collettiva del proprio tempo, restituendoci un fedele e piacevole spaccato delle prime città della modernità.