L’encausto (termine che deriva dal greco enkaustès, “mettere a fuoco”) è una tecnica decorativa nella quale i colori vengono miscelati alla cera attraverso l’uso del calore (encaustizzazione) in modo da permettere la fusione di cera e pigmenti ed ottenere colori di una lucentezza molto simile a quella dei dipinti ad olio; questa tecnica va però distinta dalla pittura a cera fredda che non prevede l’uso del calore.
La cera non è soggetta a ossidazione, pertanto garantisce un risultato stabile e duraturo nel tempo, caratteristica che ha permesso la diffusione di questo metodo decorativo fin dall’antichità: emblematici sono gli oltre 600 dipinti su tavola che sono stati rinvenuti in Egitto, nella necropoli di Fayyum, e datati fra i I e il III secolo d.C., o ancora le decorazioni murali di Pompei ed Ercolano, splendidamente conservate.
La cera utilizzata per l’encausto (cera punica) è ottenuta dall’ebollizione di cera vergine in acqua di mare; secondo la tradizione, ai pigmenti si aggiungono anche un po’ d’acqua, calce spenta e colla.
La cera punica viene disciolta in acqua, gettata ancora calda sul colore ed immediatamente miscelata. A dipinto ultimato è necessario stendere un sottile strato di cera sull’opera. Solo dopo aver atteso la completa asciugatura dello strato di cera si procede con l’operazione di riscaldamento della superficie: anticamente si utilizzavano grandi bracieri posti su impalcature e collocati estremamente vicini alla superficie del dipinto. Il processo di encaustizzazione consiste quindi nell’ammorbidire attraverso il calore lo strato superiore dell’opera e permettere così ai pigmenti di risalire in superficie.
Questa è l’operazione più delicata: se il calore è troppo intenso il film pittorico rischia di sciogliersi, mentre se la superficie non è sufficientemente calda si otterrà un’increspatura.
Anche Leonardo da Vinci, cimentandosi con la tecnica dell’encausto per la realizzazione della Battaglia d’Anghiari a Firenze, causò il drammatico scioglimento dello strato di cera arrecando un danno irreparabile: il muro cosparso di cera divenne impraticabile, e fu così necessario ricoprirlo con uno strato di mattoni e con uno di intonaco per poter essere riutilizzato.
A riscaldamento ultimato, dopo una breve attesa, non resta che lucidare la superficie con un panno riscaldato.
A differenza dell’affresco l’encausto non richiede tempi di esecuzione eccessivamente rapidi (Leonardo stesso prediligeva la tecnica dell’encausto all’affresco, proprio perché era estremamente lento nella realizzazione dei suoi lavori), tale tecnica può pertanto essere praticata anche da mani non esperte; inoltre garantisce un risultato finale estremamente luminoso, quasi vellutato.
Consente inoltre l’impiego di una vasta gamma cromatica, ben più ampia di quella utilizzabile con la tecnica dell’affresco: a causa della carbonatazione della calce, infatti alcuni colori subiscono delle alterazioni chimiche che li rendono inutilizzabili: è il caso degli smalti, del cinabro, del porpora e dell’indaco.
L’encausto consente di superare questa difficoltà consentendo l’utilizzo di qualsiasi pigmento disponibile in natura.